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PER LEGGERE NELLA RIFORMA “MORATTI”



    Innanzitutto partiamo dal D.P.R. 275/99, il Regolamento sull'Autonomia scolastica, nata da una consultazione di tutti gli operatori della scuola, comprese le famiglie. E' stata la più grande concertazione democratica che la scuola, e forse anche altri servizi pubblici, abbiano conosciuto nella storia repubblicana. Il nuovo assetto normativo ha rappresentato il più grande processo riformatore che abbia riguardato la scuola, dopo Gentile. La legge sull'Autonomia scolastica, consente possibilità alle istituzioni scolastiche di avere una vita didattica, organizzativa e finanziaria autonoma. La si può a buona ragione definire una rivoluzione copernicana, perché sposta dal centro alla periferia quasi tutto il potere di indirizzare ed organizzare la scuola.

In forza di tale legge, i dirigenti scolastici, hanno più facoltà d'intervento, col conseguente onere di rispondere in merito ai risultati raggiunti. Ma non solo i capi d'istituto hanno maggiore forza. Anche i docenti sono diventati detentori di un'accresciuta libertà didattica, mentre la scelta da parte dei genitori delle scuole più adatte ai propri figli, ne determina, di fatto, lo sviluppo di alcune a discapito di altre, facendo quindi nascere una sana emulazione, che le costringe a migliorare la qualità del servizio. Il Consiglio d'Istituto, da parte sua, non programma più solo le gite scolastiche e poco altro, ma si occupa della stipula di convenzioni, autorizza sponsorizzazioni e compartecipazioni esterne di enti pubblici e privati; delibera di attivare servizi, anche a pagamento, offerti dalla propria istituzione e può ricevere più soldi per progetti di innovazione e crescita dell'offerta formativa.

In questo rinnovato quadro normativo, ogni scuola predispone il “Piano dell'offerta formativa” (POF), che è il documento fondamentale costitutivo della identità culturale e progettuale delle singole unità formative. Sul piano organizzativo, le istituzioni scolastiche possono adottare ogni modalità che sia espressione della libertà progettuale ed adattare il calendario scolastico in relazione all'offerta formativa, organizzando in modo flessibile anche l'orario delle lezioni.

Mentre la scuola centralista puntava tutte le sue chances sull'uguaglianza delle opportunità didattiche, la scuola dell'autonomia, andata a pieno regime dal 1° settembre 2000, al contrario, punta sulla diversità e sgancia le singole istituzioni educative da norme imposte dal centro, le quali non tenevano in alcun conto le esigenze del territorio. Tale normativa, che deve essere considerata un vero e proprio processo di deregolamentazione, tiene in giusta considerazione le diversità territoriali, etniche, linguistiche, religiose, storiche esistenti all'interno dei confini nazionali. E, soprattutto, tiene conto delle vocazioni degli alunni, a cui non va imposto più di seguire un percorso prestabilito a prescindere dai propri interessi.

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Questo è il quadro normativo che ha ereditato il governo di centrodestra e la Moratti. C'è ancora da dire che tale processo di profonda riforma scolastica voluto dal centro sinistra non è davvero “di sinistra”, è una riforma avviata dal ministro Bassolini (L. 59 del 15/3/97, art. 21) e proseguita dal Ministro della P.I. Luigi Berlinguer, all'interno del processo di complessivo decentramento amministrativo della pubblica amministrazione, soprattutto per rispondere alle continue sollecitazioni che ci venivano dall'Unione Europea.

La cosa più intelligente che poteva fare il ministro sopraggiunto era di capire che quella era una riforma “liberale”, che puntava molto sull'efficientismo e prendeva spunto da logiche di organizzazione aziendale, pur se aveva il grande pregio di portare finalmente a termine una riforma complessiva, che tutti i governi precedenti non erano riusciti ad ottenere, e di avere posto nelle mani delle singole istituzioni scolastiche la possibilità di sbagliare, ma anche di fare bene. Inoltre, a quella riforma avevano fatto seguito congrui finanziamenti, soprattutto per l'informatizzazione delle scuole. Un ministro intelligente avrebbe potuto utilizzare la normativa da poco avviata, e la troppa carne messa al fuoco da Berlinguer, per cuocerla per benino, portando il processo riformatore all'estrema conseguenza e funzionalità, prendendosene tutti i meriti. In ogni caso una riforma così complessiva e complessa, preceduta da varie sperimentazione e consultazioni, non poteva essere azzerata prima ancora di dare i suoi frutti. Questa è una critica che va fatta. Invece una certa foga ideologica ha portato il governo a cercare in tutti i modi, non di eliminare eventuali punti di debolezza, ma di toccare proprio i punti di forza della legge.

ESEMPIO: 1. Riduzione della flessibilità organizzativa prevista dalla precedente legge, rimettendo la scelta di eventuali corsi opzionali in mano ai genitori e, di conseguenza, ridimensionando il POF, la vera carta di programmazione della gestione autonoma della scuola; 2. La scelta opzionale-facoltativa di tre ore settimanali, per cui è facile prevedere che molti genitori e gli stessi alunni rinunceranno ad altre attività oltre quelle obbligatorie, specie nelle scuole superiori, tenendo conto che l'aumento delle ore di lezione comporta anche la diminuzione delle ore di assenze annue consentite dalla legge (1/4 su orario personalizzato); 3. la facoltatività della frequenza di tre ore alla settimana comporterà l'aleatorietà della programmazione e delle cattedre per le diverse discipline, che fluttueranno annualmente in base alle mode, alla volubilità del gusto, con conseguente grave instabilità del personale docente.

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ALTRE CONSEGUENZE DELL'INTERVENTO GOVERNATIVO

A] Eliminazione dei CIS (Centri Scolastici Interistituzionali) previsti dalla riforma Berlinguer. Essi avrebbero consentito il definitivo abbandono dell'intervento burocratico dei Provveditorati, attraverso la formazione di uffici e figure di sistema a forte vocazione tecnico-formativa, utili a dare supporto al nuovo processo di autonomia, con il coinvolgimento di altre figure esterne alla scuola. Invece, il primo intervento messo in atto dal ministro Moratti è stata la “sospensione” del dettato normativo, con la conseguenza di non sopprimere gli ex Provveditorati, tutt'ora vivi e vegeti, nonostante la dichiarazione di morte per legge dal 1 gennaio 2001;

B] Le circolari e direttive che si susseguono a ritmo folle, a dimostrazione che si ha poca fiducia negli operatori scolastici. Del resto l'infortunio su Darwin dimostra che la Moratti non si fa assistere da esperti, ma da “cani da guardia” del Governo, pensando “meglio pochi chierici” che personalità di alto spessore;

C] Riduzione delle ore settimanali obbligatorie di Italiano, storia e geografia (- 2), la scomparta di Educazione tecnica, inglobata nelle scienze (-2); la riduzione dell'inglese (-1), a dispetto di una delle tanto strombazzate tre “I”.

PER QUANTO RIGUARDA LA SECONDA “I” : sono stati fortemente ridotti i finanziamenti per l'acquisto di dotazioni informatiche delle scuole;

PER QUANTO RIGUARDA LA TERZA “I” , impresa: la bozza relativa all'alternanza scuola lavoro è stata quasi totalmente scopiazzata dalla Legge 9 del 99, del centro sinistra, a parte un tentativo surrettizio di far passare come frequenza scolastica l'apprendistato, senza nessuna possibilità di retribuzione della prestazione di lavoro da parte dello studente.

BUONA L'IDEA DEL DOCENTE TUTOR , previsto per la scuola primaria e per la scuola secondaria di 1° grado, solo non si sa quale sarà il suo orario e chi dovrà pagare la prestazione aggiuntiva, per un compito così impegnativo, tale che per esso la legge richiede “specifica formazione”.

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A decorrere dall'esercizio finanziario 1997, è stato istituito nello stato di previsione del Ministero della pubblica istruzione un fondo denominato “Fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa e per gli interventi perequativi” , destinato alla piena realizzazione dell'autonomia scolastica, all'introduzione dell'insegnamento di una seconda lingua comunitaria nelle scuole medie, all'innalzamento del livello di scolarità e del tasso di successo scolastico, alla formazione del personale della scuola, alla realizzazione di iniziative di formazione post-secondaria non universitaria, allo sviluppo della formazione continua e ricorrente, agli interventi per l'adeguamento dei programmi di studio dei diversi ordini e gradi, ad interventi per la valutazione dell'efficienza e dell'efficacia del sistema scolastico, alla realizzazione di interventi perequativi in favore delle istituzioni scolastiche tali da consentire, anche mediante integrazione degli organici provinciali, l'incremento dell'offerta formativa.

Questa legge, che serviva tra l'altro a dotate le scuole di biblioteche, di laboratori musicali e tecnico-scientifici, è morta. Ma il becchino non è stato il ministro Moratti, sibbene l'ex ministro Giulio Tremonti, che ha rastrellato fondi, in questa legge di grande supporto finanziario alla capacità progettuale delle scuole.

 

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